Aquile Randagie: il film

Si chiamavano Aquile randagie. Erano i ragazzi del gruppo scout di Milano e Monza che svolgeva attività scout clandestine durante il periodo del fascismo.

Eccovi l’intervista realizzata da Lorenza (capo squadriglia del Campobasso 4) a Gianni Aureli, regista e capo scout di Roma che ha avuto l’idea del film.

1.     Cosa comporta girare un film la cui tematica non è molto conosciuta al giorno d’oggi?

Una gran fatica! 😀 Mi spiego meglio: la storia delle Aquile Randagie non è solo patrimonio degli Scout, dell’Associazione, o di chi ne studia le gesta. La storia delle Aquile Randagie è patrimonio di tutto il Paese. La Promessa a cui restarono fedeli recitava “Per compiere il mio dovere verso Dio e verso la Patria”. Fuori dal Movimento Scout però nessuno conosce questa storia e ogni volta è mio compito (e mio piacere) raccontarla alle persone a cui parliamo del film per cercare finanziamenti o altro. La reazione che abbiamo più spesso è “Ma veramente? io non immaginavo…”.

2. Suppongo che, oltre alla storia delle Aquile Randagie, questo film voglia comunicare un messaggio importante. Quale e a chi vorresti rivolgerlo o a chi pensi sia rivolto maggiormente?

Il messaggio è semplice: “Oltre i semafori c’è di più!” Che tradotto significa: il compito di noi Scout non è solo quello di far attraversare la strada alle vecchiette. Noi educhiamo buoni cristiani e buoni cittadini, che faranno del loro meglio per lasciare il mondo un po’ meglio di come l’hanno trovato. È roba forte. E questo messaggio è per i giovani. Ma non solo i giovani Scout, tutti i giovani. Ci vuole poco per fare della propria vita qualcosa di ben riuscito. E non serve una guerra o una dittatura che ti sproni a dare il meglio per farlo. Il coraggio di essere migliori serve soprattutto nella nostra quotidianità. Con questo non voglio dire che tutti i giovani che vedranno il film dovranno entrare nel Movimento Scout, ma se in qualche modo riusciremo a scuoterli sarà già un gran successo!

3. La figura dello scout non è sempre vista in modo positivo: alcuni pensano che sia da “sfigati” o che sia una perdita di tempo, altri ancora pensano che dei ragazzi vengano comandati da persone più grandi ma non abbastanza competenti, quando invece il ruolo del capo è quello di educare. Speri che queste voci, guardando con i loro occhi un esempio significativo di cosa si intenda per “cambiare il mondo” facendo comunità, possano cambiare? Credi, quindi, che ci sia bisogno di tornare alle radici per poter guardare avanti?

Come ti dicevo l’intento è proprio questo, mostrare la forza, la bellezza e l’utilità dello scautismo a tutti. Anzi, se riusciremo in questa Impresa (con la I maiuscola!) tutti gli scout che andranno a vedere il film dovranno portare i loro amici non scout per poter dire: “Visto che vuol dire essere uno scout?” Per quanto riguarda le radici sono fermamente convinto di sì. Ma questo non vale solo nello scautismo oggi. Vale in ogni aspetto della vita. Se non conosci perfettamente il molo da cui sei salpato e la direzione che hai seguito, quando sei in mare aperto non potrai dirigere la prua verso la giusta rotta. Quindi sì, anche per rimanere al passo con i tempi dobbiamo sempre ispirarci alle nostre radici.

4. Qual è il motivo per cui credi tanto in questo film?

Come capo scout? o come regista? Come capo scout per tutti i motivi che ho detto finora. È una storia che va fatta conoscere a tutti. Soprattutto a chi non è scout.

Come regista, perché è una storia bellissima, con tutti gli ingredienti al posto giusto. Semplificando molto: c’è un gruppo di ragazzi che percorrono un cammino di crescita e di cambiamento. C’è un “cattivo”. Ci sono imprese eroiche. C’è suspense. C’è un’apertura verso il futuro. Un po’ come guardare gli Avengers! Con una differenza importantissima, questa storia è vera ed è tutta italiana!

5. Riguardo alla raccolta di contributi che avete organizzato: nel caso non riusciste a raggiungere la soglia stabilita, in quale altro modo avete pensato di raccogliere fondi?

C’è da dire anzitutto che la raccolta fondi è solo una parte del budget che ci occorre. Fare un film costa un sacco di soldi! Per questo stiamo cercando contatti con istituti e sponsor esterni e Co-produzioni (magari anche estere!) Per quanto riguarda la raccolta fondi stiamo pensando a varie idee. Intanto la vendita di gadget ufficiali del film, poi una serie di eventi e concerti di “fundrasing” (qualcuno conosce la scout band “il Bandito e il Guidone”? 🙂 ) e la prosecuzione del “Crowdfunding” sul sito del film che a proposito è www.aquilerandagiefilm.it, ma ci trovate anche su Twitter (@arilfilm) e su Facebook (ARFilm)!

6. Don Giovanni Barbareschi, l’ultima delle aquile randagie, durante la cerimonia di inaugurazione dei giardini nella zona Terralba di Genova, ha detto: “Sono un’aquila randagia, sono uno scout diventato prete. Perché aquila randagia? Perché sono innamorato della libertà, oltre che di Dio”. Ai giorni nostri si cerca una libertà diversa da quella che si voleva un bel po’ di anni fa, ma nonostante tutto, credi che ancora oggi essere scout possa rendere libera una persona?

Lo credo fermamente. Non è il poter scegliere in autonomia e con competenza il nostro destino a renderci liberi? e non è proprio quello che impariamo, anzi, che viviamo, nello scautismo? 😉

7. Gianni, hai a disposizione ancora un po’ spazio: come vuoi usarlo?

Di sicuro per ringraziare lo staff: per quanto la faccia che gira è la mia, in realtà dietro c’è un (piccolo) team! Non sono l’unico che porta avanti questo bel progetto: il cammino per fare questo film, che ho iniziato insieme a Gaia Moretti(sceneggiatrice del film e capo scout di Roma anche lei), mi ha fatto incontrare anche Francesco Losavio (produttore e sceneggiatore) e la casa di produzione “Finzioni Cinematografiche” e Massimo Bertocci (sceneggiatore, regista e ex capo scout del Martina Franca 3). Un piccolo grande Team con cui abbiamo condiviso e condivideremo dolori e (speriamo) gioie, a loro va il mio grazie per la strada percorsa finora e per tutta quella che ancora ci si para davanti. Un altro grazie doveroso va all’Ente e Fondazione Baden in particolare Agostino, che ci ha aiutato nella raccolta informazioni e che ci ha fatto incontrare il grande Mario Sica, un nome una leggenda (andate a vedere chi ha scritto molti dei libri in vendita presso le vostre cooperative regionali) che è stato fondamentale nella stesura della sceneggiatura! Un grazie va ovviamente all’Associazione AGESCI che ha patrocinato l’opera! E soprattutto un grazie a tutti quelli che hanno creduto in noi (partecipando al crowdfunding o anche semplicemente mandandoci un messaggio o una e-mail) e a tutti quelli che, spero, lo faranno!

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Un commento a "Aquile Randagie: il film"

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    Roberta 1 Novembre 2016 (20:03)

    Ragazzi ma è fantastico ho sentito dire che alcuni capi sono pugliesi e la casa di produzione e pugliese ma si può sapere di che gruppo sono ?? Possiamo collaborare , ma i gruppi saranno coinvolti,,?
    Roberta regione Puglia

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