Ciao a tutti! Mi chiamo Roger e sono uno scout come voi
Oggi sono qua a scrivere questo racconto, che forse può farvi capire il vero significato della Promessa e della Legge scout. Io, quando stavo al reparto, non ho avuto la fortuna di avere un capo che mi spiegasse a parole cosa significasse la promessa e la legge, Nooo… quel genio un giorno, con precisione Sabato pomeriggio alle 15:30, mi disse di portare il materiale per un pernottamento cioè: sacco a pelo, stuoino, tuta per dormire, felpa, sapone per lavarmi, altrimenti puzzavo, calzoni di ricambio, mutande, anche se per me non servivano, e altra roba che non mi va di elencare… Anche voi avete un capo squadriglia che vi dà la lista delle cose da portare?
Vabbè dopo aver fatto lo zaino, mi disse di aspettarlo davanti la sede. Non ricordo per quanto tempo lo aspettai, ma appena lo vidi lo salutai e lui non contraccambiò. Mi portò davanti la fermata del Cotral e mi disse: “Roger oggi farai una missione da solo” … e a quel punto mi stava prendendo il panico… Mi diede una busta che conteneva 20€, una mappa e una bussola. Mi indicò sulla mappa il luogo del mio pernottamento e mi disse: “Durante il tuo tragitto dovrai elencare tutte le cose che ritieni giuste e che racchiudono il significato della Promessa e della Legge scout”. Rimasi un po’ perplesso e urlai: “Capooooo torna qua, non capisco una cosa…”, Lui scocciato mi fece segno di parlare e dissi: “ Ma scusa non mi quadra una cosa, ma la promessa non me la devi spiegare Tu??”, rispose sbuffando: “Non è scritto da nessuna parte quindi vai altrimenti perdi l’Autobus”. Ripresi: “No No caro il mio Capo, stati tranquillo tanto il Cotral non lo posso perdere, da qui non passa. Non capisco perché mi stai mandando da solo a fare questa missione, non sono mica l’unico che deve fare sta promessa.” Finita la frase, per qualche minuto nessuna parola uscì dalla nostra bocca, poi lui sospirò e mi disse, mettendo le sue mani sulle mie spalle: “ Roger lo so che non sei l’unico a fare la promessa, ma Tu, a differenza degli altri, non mi ispiri fiducia. Il significato della Promessa te l’avrò spiegato almeno 4 volte, ma come puoi notare non mi hai mai ascoltato.
Sei un ragazzo che non ispira fiducia, non soltanto a Me, ma a TUTTO IL REPARTO!”.
A quelle ultime parole rimasi spiazzato, mi girai e mi diressi verso l’autobus che fortunatamente era arrivato.
Prima di salutarlo urlai: “Capooooo io che cosa mangio????” A quella domanda Lui si girò e se ne andò urlando con le mani tra i capelli. Pensai, tra me e me, che era proprio sbadato il mio capo, neanche i soldi per mangiare mi aveva lasciato.
Durante il tragitto, mi ricordai però della busta che mi aveva lasciato e la aprii. Presi la bussola per giocare, afferrai anche il mio quaderno di caccia e andai a vedere quali erano gli articoli della Legge Scout, non mi ispiravano e passai alla Promessa che era più corta da leggere e faceva così:
con l’aiuto di Dio prometto sul mio onore di fare del mio meglio
per compiere il mio dovere verso Dio e verso il mio paese
per aiutare gli altri in ogni circostanza
per osservare la Legge Scout.
Dopo averla letta, mi ricordai che il mio capo squadriglia mi aveva detto di fare delle cose che racchiudevano il significato della Legge e della Promessa… Decisi di cominciare subito, almeno, una volta sceso dal Cotral avrei potuto mangiare senza troppi pensieri … pensai molto, ma sull’autobus non c’era molto da fare, quindi lessi anche la legge, che faceva così:
pongono il loro onore nel meritare fiducia
sono le ali
si rendono utili e aiutano gli altri
sono amici di tutti e fratelli di ogni altra guida e scout
sono cortesi
amano e rispettano la natura
sanno obbedire
sorridono e cantano anche nelle difficoltà
sono laboriosi ed economi
sono puri di pensieri parole azioni.
Finito di leggere, chiusi il quaderno di caccia e lo riposi nello zaino… Pensai al vero significato della parola Scout, allora decisi di impegnarmi e far vedere al mio capo che tutta la voce che ha perso per rimproverarmi non era stata sprecata. Questo sogno ad occhi aperti si interruppe all’improvviso quando il Cotral si fermò di scatto. Non avevo capito cosa stava succedendo, ma poi vidi spuntare dalle scalette una vecchia signora, con le buste della spesa, che provava a timbrare il biglietto. Quando la vidi, pensai che anche io dovevo timbrare il biglietto, ma oltre quello mi ricordai “si rendono utili e aiutano gli altri“… Piano piano mi avvicinai, le presi le buste e le dissi: “Venga in fondo, c’è un posto libero che nessuno usa”, la dolce signora si appoggiò’ al mio braccio e piano piano mi seguì verso il posto a sedere. Mentre compivo questo gesto, mi sentii diverso, diverso perché stavo facendo una cosa che non avrei mai immaginato di fare in vita mia, ovvero cedere il mio posto a una signora. Arrivati al mio posto la feci sedere e spostai il mio zaino dal sedile per far posto alla sua busta della spesa. La signora, per ringraziarmi, mi prese per mano e sentii qualcosa di freddo sul mio palmo: erano soldi. La signora mi sorrise e mi ringrazio’, io contraccambiai e le restituii i soldi. Lei, con una faccia strana, mi chiese: “Ragazzo perché non accetti questi soldi, mi hai aiutato senza che io te lo chiedessi, con qualcosa mi devo sdebitare!”.
Sorridendo risposi: “Signora per me averla aiutata è un onore i soldi non mi servono l’importante è che lei stia comoda e soprattutto felice”, a quelle parole il volto della dolce signora cambio’ le vidi scendere una lacrima, mi prese il braccio lo strinse e mi sussurò :” Sei proprio un bravo ragazzo, adesso è difficile trovare un ragazzo per bene come te”. Le sorrisi e la ringraziai, in quel momento provai una gioia immensa, persino meglio di un 6 in matematica e vi giuro che un’emozione così forte non l’avevo mai provata.
Arrivato alla mia fermata scesi e vidi la signora che mi salutava dl finestrino, anche io la salutai… Volevo rimanere a guardare quell’autobus che piano piano di se ne andava, ma non potevo perchè era bloccato in mezzo al traffico e non potevo rimanere tutto il pomeriggio.
Incominciai a camminare, ma non sapevo dove andare… presi la magica mappa che il mio capo mi aveva dato e notai che stavo vicino a Castel Sant’Angelo a Roma. La mia destinazione era un appartamento in via Don Bosco, 21 dove mi avrebbe aspettato una persona. Notai che era distante e mi dovevo affrettare, ci misi un’ora e mezza ad arrivare,ma ne è valsa la pena. Durante il tragitto mi sono perso almeno due volte, ma per fortuna arrivai sano e salvo con tutte le mie cose tranne la busta con i soldi che forse mi è stata rubata in metro, ancora la devo capire… Suonai al citofono e mi rispose un’anziana signora, la cui voce mi suonava familiare, le dissi la frase che c’era scritta su un foglietto che il mio capo mi aveva consegnato: “Sono lo scout Roger, Lei è la signora Elisabetta che mi dovrebbe ospitare per la notte??” Lei rispose tanto entusiasta: “Ah, finalmente sei arrivato… ci hai messo un bel po’. Entra dai, sono nella palazzina B Interno 7 piano 4”.
Non feci in tempo a chiedere cosa significa quest’ultima frase che la signora attaccò il citofono e aprì il portone; varcata la soglia mi sentii come la bambina di Narnia… era un condominio enorme, non sapevo dove andare, allora presi la bussola e la mappa ma non riuscivo a capire dove abitasse la signora. Erano le 17:15, era passata già mezz’ora e io stavo ancora esplorando questo luogo sperduto nel bel mezzo di Roma. Proprio nel momento in cui mi volevo arrendere, vidi una ragazza e mi rivolsi verso di Lei urlando: “Aiutooooo! Ti prego aiutami, ho fame, ho sonno, ho sete … voglio un letto caldo. Dov’è la palazzina B Interno 7 piano 4?” La ragazza rimase pietrificata davanti a quella scena e piano piano mi indico’ il palazzo che si trovava alle mie spalle e mi disse “Appena superato il portone prendi l’ascensore, spingi il numero 4”. Le baciai la mano e scappai verso l’ascensore spinsi il 4 e piano piano salì. Quando si aprirono le porte rimasi stupito: la signora che mi aspettava era la stessa del Cotral. Non potevo credere ai miei occhi. la abbracciai subito e le dissi: “coincidenze?” Rispose “non credo!” e scoppiai a ridere.
Mi fece accomodare nel suo grazioso appartamento, era bellissimo ma ancor più bella era la cioccolata calda che mi fece trovare sul tavolo … Era proprio una signora da sposare. Finita di gustare la mia deliziosa cioccolata con aggiunta di panna e ciliegina, aprii la lettera che il mio capo aveva lasciato a casa della signora… “Bravo Roger, sei arrivato al luogo del pernottamento, cioè casa di mia nonna! Di sicuro ti avrà offerto la cioccolata calda con aggiunta di panna e ciliegina! Però non perdere tanto tempo, esci subito e finisci la tua missione!” Rimasi un po’ spiazzato scoprendo che la dolce signora era la nonna del mio capo, ma non potevo perdere tempo, dovevo finire la mia missione. Prima di uscire chiesi alla signora dello scotch, in pratica ho usato il nastro per tracciare tutto il percorso dalla casa della nonna del mio capo fino all’uscita del condominio, almeno quando sarei tornato dalla missione non mi sarei perso ancora.
Appena uscito cominciai ad esplorare il quartiere, entrai nel parchetto che stava dall’altra parte della strada. C’erano tanti bambini che ridevano e scherzavano in mezzo all’immondizia.
C’era di tutto, bottiglie di plastica, lattine, bottiglie di vetro rotte, piatti, posate e c’era pure un divano ammuffito. Davanti a quella scena rimasi inorridito, andai dalle madri dei bambini e chiesi loro: “Scusate se interrompo la vostra conversazione, ma non avete paura che vostri figli si facciano male con vetri o con altri oggetti pericolosi?” Una signora mi rispose: “sì ho paura, ma non so dove portare il mio figlio per farlo divertire. Tutti i parchi qui a Roma sono così”. Insieme agli altri genitori andammo al Comune a fare il reclamo, ma ci dissero che per il momento non era importante. Sentendo queste parole mi venne in mente un altro punto della legge, anzi altri due:
amano e rispettano la natura
si rendono utili e aiutano gli altri
Preso coraggio dissi: “Facciamo così, visto che il Comune di Roma non può aiutare questi ragazzi, perché non li aiutiamo noi?” Le signore parlarono un attimo tra loro per decidere cosa fare e in men che non si dica arrivò un marito con un macchinone , un camion e altre due macchine che contenevano grandi secchi per raccogliere la spazzatura.
Ci mettemmo due ore a finire tutto, ma ne valse la pena. Adesso il parco era pulito, le giostre non erano più pericolanti e i bambini correvano sull’erba senza bottiglie e lattine. Quelle signore mi abbracciarono e mi ringraziarono per essermi messo a loro disposizione. Tirarono fuori dei soldi, ma io rifiutai anche questa volta e dissi loro che i soldi non mi servivano a niente, l’importante era vederli felici. Finita la frase tutti i genitori e anche i bambini mi abbracciarono e me ne andai pensando a quanto fosse stato bello e divertente aiutare la gente in difficoltà, ma soprattutto, quanto fosse bello essere diverso. Ci misi poco a tornare a casa della signora, il percorso segnato con lo scotch aveva funzionato. Entrato in casa sentii un profumino di cannelloni con le zucchine, i miei preferiti.
Prima di mettermi a tavola, sistemai le ultime cose che la signora aveva lasciato e la feci mettere a sedere, le servii i cannelloni sul piatto e le riempii un bicchiere d’acqua, poi mi misi a sedere e prima di mangiare feci una preghiera per ringraziare Dio e il mio capo per avermi fatto vivere questa magnifica esperienza.
Finita la squisita cena aiutai a lavare e pulire tutta la cucina e andai subito a dormire perché ero sfinito.
Il mattino seguente scappai dalla casa della dolce signora e andai a prendere il Cotral per tornare al mio paesino dove mi aspettava il mio reparto. Durante il tragitto ripensai alla magnifica avventura che avevo vissuto e quanto ero cambiato in meglio. Ero diventato un ragazzo che non si metteva più al primo posto, ma pensava anche agli altri. Arrivato a destinazione trovai tutto il mio reparto in quadrato che stava per iniziare la riunione, il mio capo appena mi vide disse: “oh Dio è arrivato sano e salvo”, il capo reparto ci fece mettere seduti e disse: “Roger so che il tuo capo squadriglia ti ha mandato in missione adesso mi devi raccontare tutte le cose che secondo te racchiudono la promessa e la Legge Scout”, finita quella frase tutti gli sguardi si girarono verso di me ma quello che mi spaventò di più era la faccia del mio capo squadriglia. Allora cominciai raccontando tutte le esperienze che avevo vissuto, ma non piaceva e interruppi il discorso dicendo: “Da questa esperienza non ho imparato solo il significato della legge o della promessa, ma le ho vissute in parte imparando come funziona la vita, ho imparato a levarmi dal piedistallo e a vedere cosa succede intorno a me”. Riflettendoci su alla fine le legge e la promessa scout sono cose quotidiane della vita di tutti i giorni che una persona fa senza accorgersene se vuole, cose importanti per andare avanti senza intoppi, ma anche se ci fossero l’importante è non arrendersi mai, crederci fino alla fine, ma soprattutto impegnarsi perché la vita come lo Scout è un impegno che una persona prende.
Finito il mio discorso, vidi il mio capo che era rimasto senza parole, ma non solo lui. Tutto il reparto sicuramente non si aspettava che io dicessi quelle cose.
Ecco questa è la mia storia, di come ho capito quale sia il vero significato della promessa. Mi raccomando ragazzi non perdete l’occasione di vivere la vita Scout non solo come un gioco, ma anche come un impegno che se nutrito bene, darà tante soddisfazioni.
Buona caccia
Roger – Antilope Incantata
Capo squadriglia Albatros
AGESCI Gruppo Genzano 1
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