Una scatola di parole

Ho una scatola di parole che mi porto dietro ovunque. Talvolta mi saltano in testa da sole, altre volte le vado a cercare, spesso si affacciano sui social, qualche sera s’insinuano anche tra i miei pensieri. Sono parole un po’ magiche perché aprono immagini, come un film, raccontano atmosfere, come una storia, riecheggiano voci, come un canto, racchiudono persone e sentimenti. Ma più di tutto legano il tempo, affratellano generazioni, annullano differenze.

Le ho raccolte fin da ragazzina conservandole nella mia scatola. Sono parole che non invecchiano, che non si consumano, che rimangono fresche sempre…ve l’ho detto che sono magiche.

Volete leggerne qualcuna? Perché no, scommetto che vi faranno lo stesso effetto!

FUOCO…la notte è squarciata da un fuoco. Profuma di legna, di resina, di erba medica. È freddo, è vero, ma con la testa coperta e una buona giacca si sopravvive. E poi volete mettere la potenza ipnotica della fiamma che catalizza l’attenzione innalzandosi crepitando per poi nascondersi tra le braci, pronta a scattare di nuovo al primo soffio di vento? Il calore bruciante del fuoco, il suo profumo intenso, il fumo che s’eleva al cielo e che in una folata di vento brucia gli occhi? È il nostro modo per incontrarci e raccontarci alla luce altalenante della fiamma dove le parole passano dal ritmo sfrenato di una danza al sussurro dolce di una preghiera. Nulla come un fuoco crea comunità, dispensa amicizia, raccoglie sogni, fa affiorare emozioni nascoste nell’anima, s’incide dentro.

TENDA… La tenda verde e arancione picchettata dall’ombra delle foglie di faggio, linda e ordinata, aperta sul prato, rassicurante e accogliente con i tiranti ben tesi e il guidone nell’abside. Quante volte nella vostra tenda vi siete svegliati prima di tutti e avete teso le orecchie ad ascoltare le cento voci degli uccelli che si rincorrono nel bosco? E quel primo sguardo al tetto dove l’arancione del telo, tagliato dai raggi del sole, da una sensazione di calore a tutto l’abitacolo? E l’odore della tenda, dell’erba, del fumo mescolati insieme che entra nelle narici? E sotto il ticchettio continuo della pioggia, quando l’acqua scivola sul sopra telo, distesi nel sacco a pelo a parlare, piano piano, scivolando in quei discorsi profondi che solo una notte di pioggia può ispirare? La tenda come un posto sicuro e avvolgente, una casa di tela accogliente, simbolo stesso della più bella avventura: il campo.

SQUADRIGLIA … dal quaderno di caccia di Elisa, scritto durante l’Hike “La mia squadriglia… ci sono cresciuta dentro per quattro anni. L’ho tirata, trascinata, punzecchiata e difesa come vice prima e come capo poi e, più che altro, l’ho amata. Ho amato quello stare insieme per lavorare, giocare, pregare, quel dividere pane e risate, freddo e paura, fatica e gioia. Ho cono­sciuto qui, fra le Volpi, l’amicizia, la forza che da un’altra persona tanto vicina da essere quasi un pezzo di me, come una sorella. La mia squadriglia: qualcosa di grande, un patrimonio che non può finire con il passaggio al noviziato, ma che si deve trasformare. Le Volpi sono parte di me, il reparto è un cemento che  solidifica la mia adolescenza, gli anni da guida molto più di una bella esperienza. Ma adesso è tutto confuso. C’è ancora tanto da scoprire, tanto da riflettere, tanta strada davanti per capire cosa fare della vita. Ho bisogno di tempo, devo chiarirmi le idee. Il gioco entusiasmante in cui sono entrata da bambina nasconde una sete di vita vera, tutta da scoprire, tutta da inventare, sulla traccia di quella legge che ritma i valori con il martellante ripetermi “La guida è…”.                  

PROMESSA… la sinistra tesa sulla fiamma, la destra che saluta. Davanti ai capi con la voce un po’ incerta hai pronunciato la tua promessa. Indimenticabile giorno, indimenticabile gesto quando ti hanno messo al collo il fazzolettone con i colori del tuo reparto e appuntato sul taschino sinistro il giglio e il trifoglio e detto quella frase rivolta proprio a te: “Ora fai parte della grande famiglia delle guide e degli scout”. Un’appartenenza: essere guida o essere scout. Perché la guida e lo scout sono… Un “divenire” perché la Promessa è solo l’inizio di un sentiero, il primo passo, ma un passo scelto da te quando l’hai chiesta. Un impegno a fare “del tuo meglio”. Ognuno può fare il “suo” meglio perché siamo tutti diversi con una quota personale di “talenti”, l’importante è non sotterrarli. Una promessa, non un giuramento, un impegno preso davanti agli altri da portare avanti al tuo passo. La Promessa dischiude un’avventura aperta alla vita, per molti per tutta la vita.

PRISCILLA … forse questo nome non ti dice niente, ma è una parola importante racchiusa nella mia scatola. Questa te la devo proprio spiegare, perché se Fuoco, Tenda, Squadriglia, Promessa hanno facilmente aperto le tue immagini mentali, Priscilla racchiude una storia avvincente e coraggiosa di ottanta anni fa che ogni guida e ogni scout dovrebbe conoscere.

Dicembre 1943, a cavallo tra Natale e Capodanno. Roma è da più di quattro mesi occupata dalle truppe tedesche. Dopo l’armistizio dell’8 settembre la vita in città è ovunque pericolosa, controllata da spie fasciste, terrorizzata da rappresaglie, affamata dalla scarsità di cibo.

L’appuntamento è per le otto al convento delle Benedettine che custodiscono la catacomba di Priscilla. E’ una delle catacombe più antiche di Roma dove sono sepolti martiri e alcuni vescovi della chiesa primitiva. A quest’appuntamento arrivano alla chetichella otto ragazze: chi in tram, chi a piedi, chi in bicicletta. L’importante è arrivare sfalsate: è vietato riunirsi per strada in più di tre persone, si rischia l’arresto. Così sgusciano a piccoli gruppi nella porticina sulla via Salaria, che quasi non ti accorgi che esista, controllando che nessuno le segua per ritrovarsi nel chiostro col porticato sotto un tenue sole invernale. Abbracci, sì, ora sì, finalmente! e l’allegro chiacchierio di un gruppo di ragazze. Sono emozionatissime e un po’ fremono per la sottile paura che le invade. Stamattina scenderanno nella catacomba per compiere un gesto nuovo e totalmente rivoluzionario per delle ragazze: pronunceranno la Promessa scout con l’intenzione, la speranza e l’impegno di offrire alle bambine e alle ragazze dell’Italia che verrà un mondo migliore e aprendo così il sentiero del guidismo. Manca solo il frate domenicano, p. Agostino Ruggi d’Aragona, colui che le ha appassionate allo scautismo e incoraggiate a sognare il futuro.  Eccolo! Un sorriso, una stretta di mano e giù lungo le scale scivolose che s’inoltrano nel tufo dei cunicoli della catacomba. Le ragazze lo seguono in silenzio. Sono già una Squadriglia: gli Scoiattoli, e come una squadriglia hanno imparato giochi, tecniche, segni di pista, simboli scout, tutto clandestinamente nei corridoi e nei giardini di casa. Lo scautismo dal 1928 è vietato. Oggi sono pronte per la Promessa, un impegno coraggioso, un impegno personale e civile, una forma di Resistenza e, nel buio di quei giorni, un annuncio di primavera. Nella cappella Greca, tra le mani di P. Ruggi, Giuliana di Carpegna, la caposquadriglia, pronuncia la Promessa. Poi riceve le Promesse degli altri Scoiattoli: Josette, Prisca, Lella, Beatrice, Margherita, Maria Pia, Monique.       

È il 28 dicembre del 1943: nasce l’Associazione Guide Italiane, un trifoglio di legno scolpito da un artigiano è il loro distintivo, non da nell’occhio ma le lega a migliaia di altre ragazze nel mondo.

La storia di come sono nate le guide in Italia è di una bellezza, di un coraggio, di una forza straordinari e dobbiamo andarne tutti orgogliosi. Come in Val Codera è stata mantenuta la fiamma dello scautismo, a Priscilla è nata la speranza di un futuro diverso, nuovo, libero per le bambine e le ragazze italiane. La Val Codera e la catacomba di Priscilla sono le nostre radici, alle Aquile Randagie e agli Scoiattoli dobbiamo quel che siamo oggi.

Lucina Spaccia

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