Il Tevere: un’altra vittima del cemento

Il grigio dei palazzi e delle fabbriche, del fumo delle industrie e dello smog, sta rimpiazzando i colori della natura, uccidendola. Lo scopo dell’uomo oggi è quello di trasformare il pianeta in una grande fabbrica in grado di produrre il massimo ai minimi costi.

Qual è il prezzo? Si distruggono intere foreste per ricavare legno o terreno libero da cementificare, aumenta il numero di fabbriche che producono e scartano materiali tossici, diminuisce la presenza di parchi e giardini, l’aria che respiriamo ogni giorno è sempre più dannosa alla salute. Una grande colata di cemento sta soffocando la natura. Questo fenomeno non avviene solo in grandi metropoli industrializzate lontane dall’Italia, questo fenomeno è più vicino a noi di quanto pensiamo. Il Tevere stesso è una vittima del cemento. Di natura torrentizia, il fiume di Roma soffre di due grandi problemi: gli straripamenti e l’inquinamento biologico. La cementificazione del suolo ha reso inadatto il terreno a trattenere l’acqua piovana, che finisce nel fiume senza venire assorbita, provocando eventuali straripamenti. Inoltre i depuratori hanno un livello massimo che se viene superato lascia che una certa quantità d’acqua raggiunga il fiume senza essere trattata. Un’altra conseguenza è l’eccesiva diluizione degli scarti provenienti dal sistema fognario. I depuratori sono muniti di batteri che “mangiano” questi scarti, immaginiamo che il depuratore sia un setaccio e gli scarti fognari dei sassolini: il setaccio riesce a trattenere i sassolini solo se sono abbastanza grandi, ma l’acqua piovana ha diluito eccessivamente gli scarti rendendo i sassolini troppo piccoli per essere trattenuti dal setaccio, così il fiume rimane inquinato.

L’inquinamento chimico del Tevere è causato dal suo affluente, l’Aniene, che proviene da zone Industriali. La fauna ittica è indice dell’inquinamento del fiume e della conseguente carenza di ossigeno, la vegetazione ne risente, i rifiuti gettati nel Tevere più diffusi e pericolosi sono le buste di plastica che giungono fino al mare e vengono ingerite dai pesci, scambiandole per cibo. La consapevolezza e la sensibilità da parte delle persone alle problematiche del fiume sono assenti, le iniziative scarse e promosse da volontari. L’unica soluzione per il fiume “sacro ai destini di Roma” come cita la targa alla sua sorgente è che il terreno torni ad avere il suo “effetto spugna” originale. Per farlo occorre che il terreno venga naturalizzato, affinché la Terra torni a respirare.

Squadriglia Pantere – Roma 88

Sq. PANTERE RM88

Nessun commento a "Il Tevere: un’altra vittima del cemento"

    I commenti sono moderati.
    La moderazione potrà avvenire in orario di ufficio dal lunedì al venerdì.
    La moderazione non è immediata.
    I tuoi dati personali, che hai fornito spontaneamente, verranno utilizzati solo ed esclusivamente per la pubblicazione del tuo commento.