Le costellazioni nelle diverse culture

Intervista alla Professoressa Angela Misiano del Planetario Pythagoras

di Eleonora Trigona, illustrazioni di Furetto silenzioso


Di cosa si occupa nella vita?
Oggi mi diverto a parlare di stelle sotto la cupola del Planetario Metropolitano Pythagoras di Reggio Calabria, ma se facciamo un passo indietro nel tempo ero docente di matematica e fisica.


Astronomia: professione o passione?
Ho fatto di una passione una professione: da autodidatta, nel tempo sono diventata astronoma. Per me questa disciplina è emozione, è il ritorno alle mie origine grecaniche: sono nata e cresciuta in Magna Grecia, culla di questa scienza. Ho utilizzato questa disciplina per far amare la matematica e la fisica ai miei ragazzi. Non c’è apprendimento senza emozioni. Ho ritenuto che, se avessi usato il fascino del Cielo per spiegare le leggi della fisica, avrebbero studiato con maggiore interesse. Ho chiesto scusa a Galileo Galilei e, invece di far scivolare palline sul piano inclinato, ho fatto rotolare Pianeti attorno al Sole.


Cos’è una costellazione?
Una costellazione è un gruppo di stelle che formano una linea o una figura immaginaria sulla sfera celeste. Sono state ideate per mettere ordine in quel caos di puntini che i nostri avi osservavano ogni notte per essere utilizzate come aiuti per la quotidianità: lavori nei campi o la navigazione per esempio. In realtà, le stelle riunite in costellazioni sono molto distanti tra loro e non sono ferme: pur se lentissimo, hanno un loro moto che, in tempi lunghissimi, deforma la prospettiva sotto cui le osserviamo.


Quando nascono le costellazioni?
La maggior parte degli studiosi è concorde nell’attribuire la loro origine al periodo sumerico-accadico-babilonese, intorno al 2900-300 a.C.
Le più antiche costellazioni dello zodiaco furono per stabilire il calendario. Quarantotto, delle ottantotto oggi ufficialmente riconosciute, furono catalogate da Tolomeo nell’Almagesto. L’ufficializzazione delle 88 costellazioni avvenne nel 1930 dall’Unione Astronomica Internazionale riunitasi a Leida, Olanda.
Qualunque sia il periodo della storia dell’Uomo in cui il Cielo è divenuto oggetto di contemplazione ed elemento essenziale per la sopravvivenza, l’Astronomia si può ritenere la più antica forma organizzata di conoscenza tra tutte le discipline scientifiche. È senza dubbio quella che più profondamente ha influenzato e condizionato il pensiero e la struttura stessa della società moderna. Non a caso è anche l’unica a cui i Greci hanno dedicato una Musa: Urania.


Perché l’uomo ha iniziato a studiare e narrare miti e leggende sulle costellazioni?
Le costellazioni diventano sostanziali quando l’uomo passa da uno stato nomade ad uno stanziale: ha bisogno di punti di riferimento per non smarrirsi e ha necessità di misurare il tempo. Comincia ad osservare il cielo con regolarità, registra l’ordine del moto dei cinque pianeti osservabili ad occhio nudo, costruisce le prime mappe delle costellazioni ed individua le stelle più luminose delle quali registra le levate e i tramonti. Questa conoscenza costituiva segnali unici dell’avvento delle stagioni, degli eventi meteorologici, consentiva di regolare i lavori agricoli durante le stagioni, di fissare feste e ricorrenze. In nessun altro campo la scienza ha accumulato una così grande messe di dati. Questo insieme di conoscenze non si può chiamare ancora “scienza”. Furono i Greci a tentare di dare a questi fenomeni celesti spiegazioni svincolati da interventi divini.


Com’è cambiata la loro visione nelle varie culture nel corso della storia?
Ogni cultura ha trasportato nel cielo le proprie aspirazioni, le proprie vicende umane. Quasi certamente il numero di costellazioni è cambiato nel tempo, ma i miti e le leggende hanno garantito la loro solidità: Orsa Maggiore, Orione, Gemelli e Scorpione sono presenti nelle culture di più popolazioni. Oggi non guardiamo più il Cielo: da un lato per i ritmi frenetici del nostro modo di vivere, dall’altro a causa dell’inquinamento luminoso dei grandi agglomerati urbani.
Una delle costellazioni più conosciute: l’Orsa Maggiore.
L’Orsa Maggiore è una costellazione dell’emisfero boreale, facilmente identificabile dalle sette stelle che formano la costellazione da noi identificata come il Grande Carro. Sembra che questa costellazione risalga al paleolitico superiore, tra 40.000 e 10.000 anni fa.


Cosa hanno visto in questo raggruppamento di stelle le diverse culture?

I greci hanno visto la bellissima Callisto, tramutata in orsa per gelosia. Gli Aztechi il dio Tezcatlipoca, che simboleggia il cielo notturno, protettore dei guerrieri e degli schiavi. Nel Nord America, molte tribù vedevano un grande orso e un grande mestolo. Nel Regno Unito, è l’aratro; per i romani i Septem triones – i sette buoi (da cui Settentrione); per la tribù dei Delaware, in Canada, è un orso che fugge inseguito da tre cacciatori. Per i Cinesi figura i sette Reggitori astronomici che presiedevano agli influssi astronomici, i sette ingressi del cielo notturno e le sette porte del cuore; la costellazione viene chiamata la “Bilancia del Destino”. Gli Arabi vedono nelle quattro stelle una bara e nelle tre stelle della coda i tre figli del defunto intenti ad inseguire la Stella Polare, rea di aver ucciso loro padre. Per i nativi americani la costellazione rappresenta sette fratelli e la loro sorella fuggiti in cielo per scappare da un inseguitore. I miei contadini grecanici vedono nelle sette stelle del Grande Carro un furto di bestiame.
A fronte di tutto questo il Cielo resta un meraviglioso arazzo in cui è dipinta la nostra umanità.

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