Trucchi e consigli per vivere bene il web

Aspettando Avventura… Trucchi e consigli per vivere bene il web in una lunga intervista agli autori di “Cyberbulli al tappeto“. Presto in “Topo di Biblioteca”… seguiteci!

Nativi digitali: buoni cittadini del web

intervista di Nicolò Felicetta

Se provate fastidio quando vostra zia Angela vi “tagga” in una foto da piccoli oppure vi manda il buongiorno con delle imbarazzanti immagini, siete anche voi dei nativi digitali. Con un semplice click su “Accetto”, dopo un interminabile monologo sulla privacy che nessuno di noi ha mai letto, salpiamo il grande mare del web. Il mondo del 2.0 non ospita soltanto zie apprensive, ma anche tanti sconosciuti con cui condividiamo le nostre vite. Sì, anche quel selfie che credevi di aver eliminato. Nel libro “Cyberbulli al tappeto”, edito da Editoriale Scienza, scritto da  Teo Benedetti e Davide Morosinotto, troviamo trucchi e consigli per “vivere” bene il web, accompagnati dalle illustrazioni di Jean Claudio Vinci. Teo e Jean sono stati molto disponibili a rispondere a un’intervista, che riportiamo di seguito.

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1.      Da dove nasce il bisogno di comunicare ai ragazzi il “lato oscuro” del web?
Teo: Dall’esperienza come social media manager (chi? Il tizio che sta dietro alle Fanpage, agli account Twitter, agli account Instagram. Insomma, quello che decide quale gattino condividere o quale notizia sia più cliccabile di altre) e dai tantissimi incontri fatti con le ragazze e i ragazzi per promuovere libri – o per il semplice piacere di ascoltare i loro infiniti mondi narrativi -, mi sono accorto che c’erano grossi “baratri” di conoscenza. Tutti usavano i social ma nessuno si fermava a capire “come usarli” e a riflettere su cosa volesse dire “vivere la rete”. Sebbene un adulto abbia chiamato questa generazione – e le future – “nativi digitali” definendoli immediatamente “imparati”, c’è una bella differenza tra nativo e “competente digitale”. Questo manuale vuole essere uno spunto per “prenderci la mano” e, soprattutto, avere istruzioni.

2.      Perché arrivare ai destinatari attraverso un mezzo “desueto” come il libro e non attraverso un blog o un video sul tubo?
Teo: Perchè sono uno scribacchino e credo nel potere dei libri (e soprattutto vengo malissimo in video e il mio vecchio blog è impolverato e fermo da troppo tempo). Scherzi a parte, niente in contrario con i mezzi di comunicazione digitali – più immediati, più attuali – ma il libro rimane il punto di partenza di ogni lettura conoscitiva e/o informativa.

3.      Quante sono le fasi che hanno portato ad avere il volume pronto da acquistare in libreria?
Teo: Parecchie, ma le riassumerei in tre. Con Davide (Morosinotto) abbiamo fatto un lunghissimo lavoro di ricerca prima di buttar giù anche solo una riga di testo. Poi è stata la volta di scalette e altre scalette fino a che non abbiamo trovato la quadra che ci ha portato a stendere il testo.

4.      Come si progettano e si decidono le illustrazioni da pubblicare?

Jean: Progettare le illustrazioni di un libro è un lavoro di attenta analisi del testo, dove il disegnatore deve riuscire a riassumere in un’immagine ciò che l’autore vuole raccontare in quel dato punto del libro. Fortunatamente il ruolo dell’editor della casa editrice viene in soccorso a noi disegnatori, per meglio trovare le immagini più adatte allo scopo comune! In più, ci vuole una buona dose di divertimento e di immedesimazione con i personaggi o, nel caso dei cyberbulli, di conoscenza dell’argomento trattato. Anche realizzare una copertina non è semplicissimo, ma da esperienza scout, la strada in discesa non è mica per forza quella giusta per arrivare alla meta!

5.      È stato difficile mettere insieme tre teste e sei mani? Con tante idee su carta, siete riusciti ad accontentare tutti?
Teo: prima che autori e illustratori, siamo amici. È molto divertente – e massacrante – lavorare tra amici. Il processo produttivo procede tra creatività favolose, momenti di scorno e grandi risate. Alla fine, lavorare con gli altri due è stato come andare in gita in un posto che desideravamo visitare tutti e tre: ne siamo tornati con un bellissimo ricordo anche se Davide mi ha tirato la Fanta addosso al secondo giorno, rovinandomi la maglietta pulita e me la sono presa tantissimo.

Jean: Mi pare che tutti siamo soddisfatti del risultato finale! Io, Teo e Davide ci conosciamo da tempo e realizzare questo libro è stato per noi un vero piacere, prima di tutto. Ci siamo aiutati e consigliati a vicenda, ciascuno si è fidato delle professionalità dell’altro, sino a lavoro compiuto.

6.      Sei iscritto sui social? Quanto tempo passi online?
Teo: Sono online dal 1998. Ho un blog dal 2002. Sono sbarcato sulle chatroom nel 2003. Gioco online dal 2005 e sono sui social dal 2007. Ho perso il conto delle ore spese nel web per lavoro, per svago o semplicemente perchè “ora leggo un articolo e poi mi metto a lavorare…”.
Jean: Sono presente sui social da poco tempo, circa 4 anni. Frequento solo Facebook e utilizzo quotidianamente Whatsapp per comunicare con gli amici. A volte Facebook si rivela utile pure per il mio lavoro, mi avvicina parecchio ad autori e lettori. E ovviamente mi ci diverto, scambio interessi, passioni o semplici chiacchiere con gli amici, mi informo di quello che accade intorno a me. Non pubblico tanta roba, a volte passano dei giorni prima che io condivida qualche contenuto, ma controllo quotidianamente notifiche e bacheca.  Se c’è una cosa che non mi piace di facebook, sono le bufale che spesso mi compaiono in bacheca: odio la disinformazione!

7.      Crei contenuti per il web? Se sì, questo ha cambiato le tecniche della tua professione?
Teo: Fa parte del mio lavoro, come dicevo più sopra. Creo oppure “rielaboro” contenuti per il web e per i social network. Ho un passato come content editor (quelli che scrivono per i website) e ho sempre scribacchiato online. Scrivere e creare contenuti per il web mi ha insegnato una nuova percezione della comunicazione. Ma oltre non vado altrimenti vi svelo troppi trucchi (scherzo, ovviamente)!
Jean: Ho sempre avuto un mio blog personale, legato alla mia professione di disegnatore. Lo utilizzo per annunciare i miei lavori in corso o le mie pubblicazioni. Prima del boom dei social, avevo pure un altro blog personale, che utilizzavo quasi come un diario personale, in cui raccontavo le mie giornate, le mie esperienze in maniera estesa. Pian piano, dopo l’iscrizione sui social, l’ho messo da parte. Un pochino mi manca… Ho pubblicato pure 2 fumetti per il web, in un formato particolare ottimizzato per la lettura su schermo o su smartphone, ossia in “verticale”: le pagine quindi non si sfogliano da sinistra a destra, ma dall’alto verso il basso… un’ottima idea per fruire del fumetto sul web promossa in Italia da alcuni amici: è stata un’ottima esperienza per me e per gli autori con cui ho collaborato!

8.      Il mondo del 2.0 favorisce le relazioni umane mettendo a frutto le proprie capacità, oppure è un laboratorio per maestri del “selfie” e delle frasi profonde?
Teo: il web è un bellissimo posto nonchè un terreno fertile per ogni tipo di creatività e capacità. Ovviamente sta all’utente scegliere che “maschera” indossare e quanto essere vero: il pubblico recepirà sempre questa differenza.
E, soprattutto, ricordatevi sempre che si parla ad un’audience formata da persone reali e non di bytes quindi il grande “attira-click o like” potrebbe, alla lunga, perdere il suo seguito se continua a proporre contenuti riciclati e per niente unici.

9.      Quali sono i pro e i contro sull’uso dei social network? Potresti lanciare un motto che riassuma le accortezze per sfruttare al meglio questa finestra sul mondo?
Teo: “Sii te stesso e impara. Sii curioso e guardati attorno prima di aprire bocca”. Ogni volta che si entra in un mondo nuovo bisogna dedicare tantissimo tempo a capire dove siamo, come si vive lì dentro e quali sono i lati positivi e quelli negativi.
– pro: spargere la propria vena creativa, mantenere i contatti con amici e amiche lontane, condividere punti di vista e dialogare con il mondo sempre nel rispetto della netiquette (il codice di comportamento online)
– contro: vivere solo di social ci dà una percezione della vita reale non esattamente giusta. Ci dimentichiamo spesso che il materiale che condividiamo e i pensieri che elaboriamo provengono da un vissuto e, se non proviamo sulla nostra pelle le emozioni e le immagini che il mondo là fuori ci regala, ci può portare a relegarci a un semplice “share” di cose già viste e mai vissute.

10.  Se potessi dare un suggerimento ai creatori delle più grandi piattaforme social quale sarebbe?
Teo: Suggerirei di creare dei percorsi di educazione ai social network nelle scuole.

11.  Ti intimorisce sapere che per rendere felice un adolescente basta mettere un “like” alla sua ultima foto postata?
Teo: La verità? L’idea mi intimorisce molto perchè equivale ad una sorta di “bravo, ben fatto!” che non ha, molto spesso, una reale valenza. La comunità virtuale si muove secondo determinati schemi e regole (vedi su l’accenno alla netiquette) e spesso la ricerca del like, del voler piacere a tutti i costi, è un semplice scambio di favori tra profili senza assecondare il reale messaggio che lo stato, la foto o il video vogliono proporre.

12.  Tanti gli adulti iscritti sui social network per adeguarsi a questa nuova era, non è arrivato il momento di creare un libro anche per loro?
Teo: C’è già! Si chiama “Cyberbulli al tappeto”! Ok, qui non scherzo: il nostro manuale è un manuale di istruzioni con tanti piccoli accorgimenti. Scommetto che se lo diamo in mano a un adulto si sorprenderà per molte cose a cui non aveva pensato (vi dice qualcosa “Stato pubblico e Stato privato”?).

13.  Potresti lanciare un motto da tenere a mente quando si naviga, che riassuma tutte le accortezze per essere “buoni cittadini” del web?
Teo: Rispetto, tranquillità e mente accesa. Il web è una gigantesca piazza dove, in ogni secondo, milioni di persone si ritrovano per parlare, condividere e creare. Entrare in questa piazza urlando, trattando male chiunque e pensando che, prepotentemente, attirerete l’interesse di tutti, è quanto di più sbagliato si può fare.

14.  In Italia, il 62% dei ragazzi ha avuto esperienza di cyberbullismo, questo dato è in continua crescita. Credi possa esistere un modo per mettere fine a questa subdola forma di violenza?  Secondo molti, il bullismo 2.0 è più devastante di quello classico, perché?
Teo: Il cyberbullismo è più devastante del “classico” bullismo perchè il “cattivo” non ha limite temporale nè fisico. Tutti noi sappiamo benissimo dove sta il bullo a scuola (in fondo al corridoio, appoggiato alla colonna in cortile) e in che orario potremmo incrociarlo. Il cyberbullo, invece, grazie alla rete, può colpirci in ogni momento. SMS, Whatsapp, chat private, gruppi online. Può arrivare ovunque e colpire in ogni istante e la vittima si trova attaccata in ogni momento della giornata. C’è una fine a tutto questo? Sì, c’è. La fine sarà quando tutti noi utenti – adulti, ragazzi – capiremo che lo schermo non ci nasconde dalla possibilità di far del male a qualcuno e che la rete non ha un tono. Uno scherzo tra amici che dura pochissimo è bello perchè si ride assieme. Uno scherzo che entra online può essere frainteso e, soprattutto, perdere la sua “innocenza” all’istante per diventare un tormentone violento e particolarmente spiacevole.
È bene ricordarlo sempre quando, prossimamente, ci ritroveremo ad assistere ad una presa in giro collettiva nei confronti di un compagno o una compagna su un profilo Facebook o un gruppo Whatsapp: non intervenire e non schierarsi, ci renderà automaticamente complici del cyberbullo. E, forse, anche noi ci troveremo a dire “Ma era solo uno scherzo!” come ammettono tutti i bulli una volta colti sul fatto.
Ma la rete non è mai uno scherzo: è vita digitale vissuta da persone reali.
E questo è sempre bene ricordarlo.

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