Ciao a tutti, mi chiamo Alice e faccio parte della squadriglia Aquile del reparto “StarGate” dell’Eboli 12.
I giorni 3 e 4 marzo 2018 ho partecipato a un campetto di specialità, tenutosi nella parrocchia di Sant’Antonio da Padova a Torre Del Greco.
Le specialità a cui si poteva partecipare erano: redattore, artigiano e maestro dei giochi.
Noi redattori abbiamo riflettuto sull’importanza del giornale e sul fatto che, a volte, la penna è più potente della spada. Abbiamo ascoltato la storia di Antonio Esposito Ferraioli, detto Tonino, un nostro fratello scout, che negli anni ’70 lavorava come chef nelle cucine della Fatme-Ericcson a Pagani.
Ferraioli, dopo aver scoperto un mercato illegale e parallelo di carni, aveva denunciato tale situazione alle autorità. Inoltre, Antonio all’interno dell’azienda era un sindacalista impegnato nel far rispettare i diritti dei lavoratori. Uno dei risultati più importanti è stato far ottenere la corresponsione della tredicesima anche ai dipendenti della mensa, a cui fino a quel momento era stata negata. Le sue battaglie, però, cominciavano a dare fastidio al sistema di illegalità instauratosi sia fuori che all’interno dell’azienda, così cominciarono i primi avvertimenti intimidatori.
Il 30 agosto 1978 Antonio pagò con la vita il suo impegno.
Infatti, a soli 27 anni, venne ucciso a colpi si pistola da sicari assoldati dalla camorra, mentre lasciava la casa della sua fidanzata.
Questa storia ci è stata raccontata dal fratello Mario, anche lui scout da giovane, che ci ha fatto riflettere su come nel nostro Paese e soprattutto, purtroppo, da noi al sud, avere un comportamento in linea con i principi di legalità e convivenza civile possa richiedere tanto coraggio fino all’estremo sacrificio.
La storia di Tonino richiama alla mente le storie ti tanti eroi vittime delle mafie.
Come non ricordare i giudici Rocco Chinnici, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e gli agenti delle loro scorte, il generale dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa, Peppino Impastato, impegnato nella lotta politica alla mafia, Libero Grassi e tanti altri cittadini che hanno combattuto la mafia o hanno semplicemente denunciato le ingiustizie subite.
Sono stati scritti tanti libri e articoli di giornale sulla mafia, ma la frase che preferisco è tra le righe del libro di Giovanni Falcone “Cose di Cosa Nostra”: Chi tace e piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola.
Leggendo qualche pagina di questo libro sono rimasta colpita come, all’interno dell’organizzazione criminale mafiosa, si faccia riferimento sempre a un concetto d’onore.
Voi avete mai sentito parlare d’onore? Nella formula della cerimonia della Promessa degli esploratori, il capo chiede: <<Sai cosa vuol dire essere ragazzo d’onore?>>. A questo si risponde: << Meritare fiducia perché veritiero ed onesto>>, ma sappiamo cosa vuol dire veramente la parola onore?
Con la Promessa abbiamo assunto l’impegno di essere uomini e donne sul cui senso d’onore chiunque possa contare.
Ci siamo impegnati di nostra libera volontà: ora il nostro senso dell’onore ci obbliga a mantenere questa promessa.
Lo scout deve essere sempre veritiero e onesto, nelle piccole come nelle grandi cose: non si è più veritieri e onesti quando si cerca di non pagare il biglietto del tram, quando si cerca di evadere qualsiasi norma o regolamento… Non si è più veritieri ed onesti quando si cerca di barare ad un gioco o, semplicemente, quando non si sa perdere; quando non si porta a termine col proprio meglio un incarico che si è assunto.
Quanto finora scritto ci aiuta a comprendere in modo più chiaro il senso dell’onore.
Oggi, anche tra noi scout, la parola onore suona come qualcosa di antico e sorpassato, anche per colpa dell’uso improprio che se ne è fatto, quasi si associasse a film come “Gomorra” o il “Padrino” e a frasi come “uomo d’onore” o “delitto d’onore”.
Dobbiamo ricordare a noi stessi che non solo l’onore e l’onestà, ma anche gli altri valori ad essi legati, quali l’integrità, la correttezza, la lealtà, portano chi li pratica ad essere radicalmente anticonformista, a “guidare la propria canoa controcorrente”, come una guida o uno scout.
Un commento a "Un valore chiamato Onore"
Pasquale Leone 25 Agosto 2018 (21:07)
Bellissimo articolo, ben fatto e di grande profondità!
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